mercoledì 23 luglio 2014

More

Ore 6.30 inizia la mia giornata. A quest'ora si sfama il Piccolo ed e i miei neuroni iniziano pigramente a connettere e pianificare le cose da fare. Con un neonato per casa non è certo possibile programmare lavori importanti in giardino o in orto ma qualcosa desidero fare lo stesso.

Oggi mi dedicherò alla raccolta delle more. Infatti ogni due o tre giorni mi reco in frutteto a raccogliere questi frutti prodotti da un'unica pianta molto generosa che fa maturare queste bontà scalarmente.
Quindi, decisa la missione quotidiana, si parte: vi risparmio la gestione domestica della famiglia perché sarebbe il tema di un' altro blog:" la mamma fa miracoli", e sono già le 9.30 quando rientro col Piccolo dopo aver portato il Grande al centro estivo. Bene, mi bevo il caffè come rito davanti al maestro giardiniere Carlo Pagani che in tv racconta di erbacee perenni ed altro, allatto e sono le 10 quando il Piccolo ed io intavoliamo discorsi filosofici fino alle 10.45, poi decide di dormire. Ok, ora esco munita di radiolina che mi permette di sentire i vagiti nel caso in cui decida di svegliarsi.
Decido di innaffiare le piante nuove sulla via dell'orto, raccolgo un poco di cacca di cane e cambio la lettiera al gatto, una controllata alle surfinie,  mi fermo ad osservare le aiuole ripulite di recente dall'escavatore e ... sono già le 12: l'ora ideale per recarsi in orto in una afosa ed assolata giornata di luglio!
Supero l'orto ed arrivo al frutteto ed ecco l'esuberante rovo carico di more pronte da cogliere.



Mentre sono intenta nella raccolta ringrazio mentalmente Madre Natura che, con l'aiuto dell'uomo, ha selezionato una pianta così generosa, di facile coltivazione e bassa manutenzione, ed adatta al clima della pianura padana. Questa pianta, a differenza del selvatico, non ha spine ed i frutti sono più grossi, a scapito del sapore, ma non si può avere tutto!
Data l'ora ed il caldo non ci sono zanzare e nemmeno insetti fastidiosi ... bene penso, mentre avidamente raccolgo i frutti ... L'unico neo in tutto ciò è che devo stare attenta ai rami di pyracanta che dalla siepe alle spalle del rovo sbucano e si insinuano all'interno di esso. E allora? La pyracanta, per chi non lo sapesse, ha le spine ... delle belle acuminate spine che pungono e graffiano almeno quanto quelle del rovo selvatico. Non solo: a fianco del rovo ho piantato l'uvaspina, che come dice chiaramente il nome ha delle altrettanto belle spine che fanno ancor più male di quelle della pyracanta, ed i lunghi e flessuosi tralci del rovo vi si adagiano sopra con grazia. 

Non è ironico tutto ciò?
Madre Natura crea una pianta spinosa, l'uomo ne seleziona varietà senza spine ed io cosa faccio? Colloco la pianta in una posizione direi ... spinosa ...

Perché esistono le spine sulle piante? Non credo certo alla questione della difesa personale, semmai ciò avvalora la mia tesi circa Madre Natura



... mi farò un gelato, una macedonia ed il resto lo surgelo per farne confettura.


200 g di zucchero di canna
200 g di latte
150 g di panna
250 g di more
ma questo è un' altro blog!


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