mercoledì 17 settembre 2014

Topinambur

 
Un giardiniere che si rispetti porta sempre nel bagagliaio della propria auto un "kit di sopravvivenza" composto da: cesoie, piccola paletta-rastrello e bustine per la raccolta di semi, come il medico ha il kit di pronto soccorso. Tutto ciò può servire nel caso in cui ci si debba fermare in qualche luogo, lungo una strada ad esempio, a raccogliere fiori di Topinambur.
Questi fiori appartengono ad un rizoma che è di gran moda nei ristoranti e venduto a caro prezzo nei supermercati, in realtà è solo una specie di patata bitorzoluta con un delicato gusto di carciofo.
La qualità migliore di questa specie, per il giardiniere, è la fioritura: esuberante, solare e durevole per tutto il mese di Settembre, anche reciso e posto in vaso questo fiore regala gioia agli occhi e luce nelle prime giornate grigie. Tutti ne possono ammirare la bellezza in quanto si trova molto spesso nelle zone incolte lungo le arterie periferiche delle città e dei paesi. Proprio così, quei bellissimi "margheritoni" gialli ai bordi delle strade sono Topinambur.
Dato che il giardiniere vuole tutto ciò che vede, deve avere anche loro, nella zona dedicata ai fiori spontanei del suo appezzamento, infatti egli vuole sì avere un bel giardino ordinato ed organizzato secondo un proprio schema mentale, ma essendo pur sempre figlio di Madre Natura ne vuole copiare i capolavori, così perché non avere una zona "selvaggia"? Per selvaggia si intende una zona il più simile possibile ad un immaginario campo fiorito di essenze spontanee ma dove, ovviamente, sono escluse le erbe senza alcun pregio riconosciuto, dette erbacce.
Nei cataloghi specializzati esiste già pronto anche tutto ciò: una miscellanea ben studiata di semi che ti permette di avere in una stagione un bel prato fiorito simil montagna di Haidi, campo di Pelin o modello Candy Candy.
Così, senza dover zappare lungo le strade per estrarre il rizoma, il giardiniere pensa di comprarli nel reparto orto-frutta del supermercato, e piantarli nella propria zona "selvaggia". Il gioco è semplice per l'esperto: attende l'Inverno e acquista, corre a casa, e in un letto di alcuni centimetri di torba mista a sabbia interra i rizomi solo superficialmente, bagna leggermente e attende la germinazione, poi in Primavera li trasferiesce nel luogo a loro destinato. A Settembre si gode la fioritura. Facile... anche troppo. 
Giunge il primo atteso Settembre, queste piante alte un paio di metri non presentano la fioritura, così il giardiniere pensa che forse hanno bisogno di tempo per ambientarsi e fiorire, ma l'analisi visiva conferma il tipo di foglia, anche se di colore più chiaro del selvatico.
Arriva un secondo Settembre, il cespuglio si è accresciuto, ma anche quest'anno niente fioritura. Il giardiniere decide di portar pazienza ed inizia a chiedersi se non siano specie differenti quella edibile da quella spontanea dei campi, oppure un caso di omonimia. Quindi consulta i suoi tomi ma di Topinambur non se ne parla. Male, ciò significa una scarsa biblioteca!
Poi arriva anche un terzo Settembre: vellutata di Topinambur, perché di fiori nemmeno l'ombra, e mentre il palato è deliziato dalla pietanza gli occhi sono appagati dai fiori rubati.


Ingredienti:
Carote, sedano e cipolla per soffritto
Topinambur
Brodo vegetale
Crostini di pane per servire, olio e parmigiano a piacere

domenica 14 settembre 2014

La tenace erba spongia

L'erbaccia è una pianta di cui non sono ancora state scoperte le virtù.

Bella frase, ma chi l'ha scritta non conosceva la nemica numero uno del giardiniere, una infestante, ora soprattutto del frutteto, soprannominata "erba spongia", in quanto dotata di numerose spine. Questa poco simpatica erbaccia infatti, non solo è infestante e quindi inutile e dannosa dal punto di vista del giardiniere, ma è spinosa pure, così ogni volta che il giardiniere tenta l'estirpazione pensando di poter fare a meno dei  guanti, sono imprecazioni che volano nell'adorabile Eden. Ed al giardiniere capita spesso di trovarsi a lavorare senza guanti, perché egli ama toccare con mano la grassa terra o le fresche piantine che sta trapiantando. Così numerose sono le spine che maculano le giá avvizzite mani.

La maggior parte delle infestanti, in effetti è presente sui testi di alimurgia, una scienza, molto antica, che studia le qualità alimentari di tutti i vegetali che potrebbero diventare necessari in caso di carestia. Quindi, in caso di necessità, ciò che il giardiniere chiama volgarmente "erbaccia" potrebbe diventare "erba pane" o "erba buonina", come il caffè di cicoria. Il giardiniere si documenta e ricerca, ma neanche il nome della specie riesce a trovare, neanche in caso di guerre, malattie, pestilenze, cavallette ed altre piaghe d'Egitto quest'erba maledetta può tornar utile. Virtù estetiche non ne ha in quanto non sarebbe un'erbaccia, di virtù alimentari non vi è alcuna traccia. Forse la sua virtù è di tener nascoste le proprie virtù o forse il suo attaccamento alla vita, la sua tenacia: anno dopo anno tiene testa al confronto con il giardiniere, sembra debellata, ma improvvisamente rispunta in un luogo inaspettato. La tenacia è certamente una virtù!

Ora che una virtù le è stata riconosciuta è stata forse promossa ad Erba nel giardino dell'Eden?

sabato 13 settembre 2014

Acqua

Il giardinaggio richiede molta acqua,
la maggior parte sotto forma di sudore.




venerdì 12 settembre 2014

Non rubare

Se l'occasione rende l'uomo ladro, il giardiniere lo è ancor di più.
Sebbene il Sapiens Sapiens abbia reso necessari i confini territoriali Madre Natura non ne è particolarmente coinvolta, infatti nulla la ferma: muri, recinti, fiumi e mari. Lei ha messo a punto numerose strategie di fuga.
Il giardiniere invece, essendo pur sempre una sottospecie di Sapiens, ha bene chiari i propri limiti, che solitamente sono sottoscritti da altri giardinieri vicini di casa. Ovviamente vale anche per lui il detto "l'erba del vicino è sempre più verde", così quando il giardiniere è certo di non essere osservato, studia e curiosa il vicinato. Se poi si accorge che Madre Natura invece non ha rispettato i confini, allora è giunto il momento di impadronirsi delle specie senza limiti: Iris e Settembrin, Menta e Nigella.
Furtivamente si assicura dell'assenza dei vicini di giardino e di non essere visto da alcuno e poi, armato di coltello, paletta e cariola si reca lungo i confini a fare incetta di specie vagabonde. In realtà non si tratta di vero furto, ma di trapianti di vegetali che spontaneamente hanno varcato il confine, ma pensare che sia un furto rende il fatto più emozionante.
Il paragone con i vicini rende il giardiniere un po' annichilito, ma si consola pensando che le forze in campo non sono pari e che le sue scelte sono decisamente le migliori dal punto di vista estetico.

La vera adrenalina invece scorre nelle sue vene, quando, a rubare, si reca oltre i propri confini. Con la propria auto, dotata di vanga, secchiello, forbici, tutto di serie ovviamente, nelle ore più improbabili della giornata si reca in quei luoghi dove il fiuto ha captato specie non presenti nel proprio giardino.
Sulla tangenziale, alle 5 e trenta della mattina, mentre dalle altre auto occhi assonnati si domandano quale tipo di pazzia abbia colpito quella persona, a luglio, nella bruma mattutina, il giardiniere fa incetta di Iris selvatici gialli, che tanto nessuno nota sulla scarpata triste ed abbandonata di una tangenziale. A quell'ora fa freddino, ma l'eccitazione di avere Iris gialli, che i vicini non hanno, non fa sentire altro che euforia ed eccitazione. Ha aspettato mesi curando quel luogo, osservandolo ogni giorno, poi, da bravo giardiniere quando è finalmente giunto il corretto mese di trapianto ha agito indisturbato. Che soddisfazione!
Talee prelevate da alberi altrui, quando in un freddo febbraio difficilmente si mette il naso fuori casa dopopranzo, o addirittura scavo quaranta per quaranta per prelevare dalle rive dei fossi piccoli alberi cresciuti, fino a quel momento indisturbati. Ora il giardiniere ha Salici e Querce che non avrebbe trovato facilmente nei vivai e certamente non gratis!
Ma è un furto voler estendere la bellezza ovunque? I rami sarebbero stati potati e bruciati, le rive dei fossi e della tangenziale smaciullate da trattoristi poco amanti della natura che devono solo tagliare l'erba senza saper distinguere un Iris da un palo della segnaletica stradale... il giardiniere ha solo operato un salvataggio delle specie. Dovrebbe ricevere una medaglia al merito.


martedì 9 settembre 2014

Successo


Il giardino è sempre una serie di fallimenti
alternati a qualche successo,
come la vita.


giovedì 4 settembre 2014

Giardiniere e giardinaio

A volte può capitare che il giardiniere si trasformi in giardinaio, cioè una sottospecie di giardiniere frettoloso e disorganizzato che velocemente svolge alcuni lavori, abbastanza male. È una questione di tempo, e si sa che la fretta è cattiva consigliera.
Il giardinaio, prima di tutto, non indossa il corretto abbigliamento, in particolare non ha scarpe adatte ma anzi porta ciabatte in gomma di un colore sgargiante. Non ha marsupi contenenti piccoli attrezzi, non ha grembiuli o abiti dotati di tasche per contenere forbici, cesoie o altro. Indossa una vecchia tuta sgualcita in acetato perché lui voleva solo fare un giro per il giardino.
Questo strano individuo si aggira per l'Eden in modo casuale iniziando più lavori contemporaneamente: pulisce, innaffia, estirpa qualche erbaccia, taglia fiori appassiti, ecc ...
Improvvisamente prende decisioni ed inizia un importante lavoro: il trapianto a terra. La stagione giá lo consente e così inizia le grandi manovre. All'appello vengono messi in fila tutti i vasi di piante ed arbusti che finalmente toccheranno con le proprie radici il suolo. Senza troppi indugi vengono definite le nuove posizioni per Ortensie, Iperico e Penniseto, Cornioli, e così via fino ad esaurimento.
Il lavoro più arduo è scavare in un terreno argilloso, quando asciutto diventa duro come il marmo, quando bagnato si incolla alla vanga, non ha mai la giusta tempra! Considerando poi le calzature inadatte a spingere sullo strumento utilizzato, scavare buche si trasforma in una impresa titanica. Quindi anziché scavare postazioni della dimensione appropriata, pur di trapiantare ciò che ormai è svasato ed in attesa, prepara buche della dimensione minima senza aggiungere sostanza organica concimante, e vi ficca dentro il vegetale, sperando nella forza delle radici.


Dopo il trapianto a terra si dedica al trapianto in vaso. Il lavoro genera altro lavoro, a cascata, perché si liberano vasi, così altri vegetali vengono trapiantati in cocci più capienti e più belli. È un lavoro infinito e ciclico, come le stagioni e la vita del giardino stesso. 
Forse la fretta del giardinaio nasce proprio da questa inconscia consapevolezza dell'incongruenza nella lunghezza di vita tra chi accudisce e chi viene accudito: il giardino ha una vita ciclica ed infinita, un continuo susseguirsi di stagioni lo rigenera, lo cambia, lo cresce, potenzialmente per sempre. Invece la vita del giardiniere o giardinaio è unica, si vive ogni stagione una sola volta.
Nasce. Cresce. Si riproduce (forse). Muore. Il ciclo di vita è lo stesso, ma su scala differente.
Probabilmente se tutti gli esseri umani si occupassero di giardinaggio accetterebbero la morte senza troppa paura e la vedrebbero per quello che è: un evento naturale. Il giardiniere conosce ed accetta la morte in quanto la vede e vive spesso. Ma queste sono considerazioni da giardiniere, non da giardinaio.


Mentre il giardinaio lavora affannosamente un pungente odore pervade le sue narici. Non è un profumo di fiori ma bensì olezzo di cacca di cane spiaccicata sotto la ciabatta!
Il giardinaio interrompe il lavoro cercando un modo per eliminare la schifezza, ma non trova nulla di utile, solo una canzone gli viene in mente: "Cani e padroni di cani" degli Elio e la storie tese. Allora cerca un bastoncino di ghiacciolo, ma nel suo giardino privato non lo può certo trovare abbandonato a terra dopo essere stato gustato da una giovane ragazza! Così ride fra se e a casa zoppicando se ne va, con la ciabatta imbrattata in mano. Cerca un luogo adatto all'essicazione della stessa, per una più facile pulizia. La giornata di duro lavoro finisce così, senza nemmeno arrabbiarsi con i propri cani, ma pensando che forse gli porterà fortuna. Anche la cacca fa parte del ciclo della vita, ed il giardinaio lo sa.