giovedì 4 settembre 2014

Giardiniere e giardinaio

A volte può capitare che il giardiniere si trasformi in giardinaio, cioè una sottospecie di giardiniere frettoloso e disorganizzato che velocemente svolge alcuni lavori, abbastanza male. È una questione di tempo, e si sa che la fretta è cattiva consigliera.
Il giardinaio, prima di tutto, non indossa il corretto abbigliamento, in particolare non ha scarpe adatte ma anzi porta ciabatte in gomma di un colore sgargiante. Non ha marsupi contenenti piccoli attrezzi, non ha grembiuli o abiti dotati di tasche per contenere forbici, cesoie o altro. Indossa una vecchia tuta sgualcita in acetato perché lui voleva solo fare un giro per il giardino.
Questo strano individuo si aggira per l'Eden in modo casuale iniziando più lavori contemporaneamente: pulisce, innaffia, estirpa qualche erbaccia, taglia fiori appassiti, ecc ...
Improvvisamente prende decisioni ed inizia un importante lavoro: il trapianto a terra. La stagione giá lo consente e così inizia le grandi manovre. All'appello vengono messi in fila tutti i vasi di piante ed arbusti che finalmente toccheranno con le proprie radici il suolo. Senza troppi indugi vengono definite le nuove posizioni per Ortensie, Iperico e Penniseto, Cornioli, e così via fino ad esaurimento.
Il lavoro più arduo è scavare in un terreno argilloso, quando asciutto diventa duro come il marmo, quando bagnato si incolla alla vanga, non ha mai la giusta tempra! Considerando poi le calzature inadatte a spingere sullo strumento utilizzato, scavare buche si trasforma in una impresa titanica. Quindi anziché scavare postazioni della dimensione appropriata, pur di trapiantare ciò che ormai è svasato ed in attesa, prepara buche della dimensione minima senza aggiungere sostanza organica concimante, e vi ficca dentro il vegetale, sperando nella forza delle radici.


Dopo il trapianto a terra si dedica al trapianto in vaso. Il lavoro genera altro lavoro, a cascata, perché si liberano vasi, così altri vegetali vengono trapiantati in cocci più capienti e più belli. È un lavoro infinito e ciclico, come le stagioni e la vita del giardino stesso. 
Forse la fretta del giardinaio nasce proprio da questa inconscia consapevolezza dell'incongruenza nella lunghezza di vita tra chi accudisce e chi viene accudito: il giardino ha una vita ciclica ed infinita, un continuo susseguirsi di stagioni lo rigenera, lo cambia, lo cresce, potenzialmente per sempre. Invece la vita del giardiniere o giardinaio è unica, si vive ogni stagione una sola volta.
Nasce. Cresce. Si riproduce (forse). Muore. Il ciclo di vita è lo stesso, ma su scala differente.
Probabilmente se tutti gli esseri umani si occupassero di giardinaggio accetterebbero la morte senza troppa paura e la vedrebbero per quello che è: un evento naturale. Il giardiniere conosce ed accetta la morte in quanto la vede e vive spesso. Ma queste sono considerazioni da giardiniere, non da giardinaio.


Mentre il giardinaio lavora affannosamente un pungente odore pervade le sue narici. Non è un profumo di fiori ma bensì olezzo di cacca di cane spiaccicata sotto la ciabatta!
Il giardinaio interrompe il lavoro cercando un modo per eliminare la schifezza, ma non trova nulla di utile, solo una canzone gli viene in mente: "Cani e padroni di cani" degli Elio e la storie tese. Allora cerca un bastoncino di ghiacciolo, ma nel suo giardino privato non lo può certo trovare abbandonato a terra dopo essere stato gustato da una giovane ragazza! Così ride fra se e a casa zoppicando se ne va, con la ciabatta imbrattata in mano. Cerca un luogo adatto all'essicazione della stessa, per una più facile pulizia. La giornata di duro lavoro finisce così, senza nemmeno arrabbiarsi con i propri cani, ma pensando che forse gli porterà fortuna. Anche la cacca fa parte del ciclo della vita, ed il giardinaio lo sa.



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